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In ricordo dei caduti italiani nei campi di concentramento

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view post Posted on 26/1/2010, 21:47


Oggi è il Giorno della Memoria. Spesso mi chiedo se sia logico ricordare i morti di un popolo che ha passato la seconda guerra senza cobatterla e fare nulla per evitarla o rivoltarsi ad essa (tranne rare eccezioni) e che al giorno d’oggi bombarda senza pietà la popolazione della striscia di Gaza. Non sono razzista ma mi sono stancato di vedere palestinesi lanciare dei razzi a mano e gli israeliani rispondere con bombardamenti effettuati con caccia, elicotteri e carri armati. Per questo motivo preferisco non parlare di loro in questo giorno. Preferisco parlare dei nostri morti. Quegli italiani che sono morti nei campi di prigiornia per la loro volontà di creare un mondo migliore di qualunque colore fossero rossi o neri.

L’articolo 1 della Legge 20 Luglio 2000, n. 211 dice così:

La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonchè coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.



In Italia, dove il razzismo non era radicato, non riesco a credere che con l’avvento delle leggi razziali, il popolo italiano, comunista o fascista che fosse, si sia trasformato improvvisamente in razzista. La seconda parte del testo della legge viene spesso dimenticata dando luce solo allo sterminio della popolazione ebraica. Si ha come l’impressione che la storia abbia cercato di dimenticare tutte queste altre persone per ricordare solo il popolo ebraico, basandosi solo sui dati numerici dei caduti.

Un esempio tratto da Wikipedia:

I treni di deportati, a partire dal 1942 fino al maggio 1944, arrivarono ad una piccola banchina ferroviaria, universalmente nota come la rampa degli ebrei o, in tedesco, Judenrampe e situata a circa 800 metri all’esterno del campo di Auschwitz II-Birkenau, nei pressi dello scalo merci della stazione di Oświęcim. La maggior parte dei convogli di deportati italiani ebbero come ultima fermata proprio la Judenrampe, compreso il treno che trasportava Primo Levi che ha vividamente descritto la scena del suo arrivo notturno come «una vasta banchina illuminata dai riflettori» in Se questo è un uomo. Dopo la guerra la Judenrampe, luogo di arrivo (e selezione) di almeno 800.000 deportati da tutta Europa non venne inclusa nell’area divenuta museo del campo e scomparve quasi completamente. Solo nel 2005 è stata in parte recuperata ed inserita all’interno dei percorsi di visita al campo di Auschwitz.

Oppure la guerra delle croci che si svolse nel 1998 ad Auschwitz, in cui i nazionalisti polacchi, volendo ricordare i propri caduti nel campo di prigionia, piantarono tante croci quanti furoni i propri morti dimenticati dalla storia. Il risultato finale fu (facendo intervenire anche gli Stati Uniti), che tutte le croci vennero sradicate e lasciata solo quella del Papa, perchè il campo di concentramento era un simbolo dello sterminio degli ebrei. Per chi volesse vedere le foto delle croci erette nel 1998 guardi qui.



Oggi, almeno per una volta, ricordiamo i nostri morti, quelle figure, molte volte senza nome, che più di sessant’anni fa si aggiravano per i campi di concentramento con la “I” cucita sulla giubba ed il desiderio di tornare in patria nel cuore.

Fonte: -=[Il Chiaroscuro]=-





Edited by luis1005 - 27/1/2010, 10:01
 
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luis1005
view post Posted on 26/1/2010, 21:53




Propongo di metterlo in evidenza questo importantissimo intervento di mery58.

Grazie mery! :)
 
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view post Posted on 26/1/2010, 21:56


Home Cronaca Viterbese Uno studente di Viterbo racconta il viaggio ad Auschwitz e Birkenau

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Uno studente di Viterbo racconta il viaggio ad Auschwitz e Birkenau
Martedì 24 Marzo 2009 09:58
"Entrando a Birkenau con il treno, era il giugno del 1944, abbiamo visto gli stabilimenti e le ciminiere da cui usciva fumo. Pensavamo: ci sono delle fabbriche, andremo a lavorare. Non potevamo immaginare quelle file interminabili di giorno e di notte, fatte di uomini, donne, bambini, che entravano nei forni e ne uscivano attraverso il fumo dei camini".

Piero Terracina aveva 15 anni quando con tutta la sua famiglia – in totale 8 persone – venne prelevato dalle Ss a Roma e internato nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Quando il 27 gennaio 1945 arrivarono i sovietici, della famiglia era l'unico ancora vivo.

E' stato lui ad accompagnare i ragazzi delle superiori dal 18 al 21 marzo scorsi nel viaggio "Memoria per la pace", organizzato dalla Provincia. Insieme ai 55 studenti, il presidente Alessandro Mazzoli, l'assessore alla Pubblica istruzione, Aldo Fabbrini, e l'assessore alla Pace, Giuseppe Picchiarelli.

"Quest'anno – commenta Mazzoli – siamo riusciti, grazie al lavoro di Fabbrini e Picchiarelli, a organizzare un viaggio che ha coinvolto più del doppio degli studenti delle due precedenti edizioni e ha potuto acquisire un significato e una forza ancora maggiori grazie alla presenza di Terracina, testimone vero della tragedia che ha sconvolto l'umanità. L'esperienza vissuta è stata estremamente forte, dal punto di vista collettivo e personale. Lo dimostra l'attenzione e la commozione con la quale gli studenti hanno seguito per l'intero viaggio i racconti di Terracina. Siamo convinti che iniziative come questa vadano ripetute e rafforzate: mantenere viva la memoria vuol dire scongiurare il ritorno alle tragedie del passato, educando giovani consapevoli della storia".

"E' stata un'esperienza unica, toccante, piena di emozioni. La testimonianza di Terracina – afferma Picchiarelli – ha reso assolutamente indimenticabile e straordinariamente formativa quest'esperienza per i giovani delle scuole della provincia. E' stato particolarmente significativo vedere gli occhi dei giovani studenti riempirsi di lacrime mentre Terracina raccontava la sua permanenza ad Auschwitz e la tragica fine della sua famiglia. Sento il dovere e il desiderio di ringraziare Terracina perché con la sua presenza ha dato a tutti noi la possibilità di un'esperienza unica. Quando tre anni fa ho ideato questo viaggio, nella mia immaginazione c'era proprio un incontro tra la scuola e la storia, per far sì che la Shoah non si ripeta".

Grande soddisfazione quella espressa da Fabbrini: "Abbiamo avuto un ottimo riscontro da parte degli studenti, sempre attenti e puntuali in ogni iniziativa del viaggio. Siamo convinti che hanno compreso a fondo il vero scopo del viaggio. La scuola ha risposto bene, anche da parte degli insegnati che hanno manifestato gratitudine alla Provincia e ci hanno incitati a continuare nel progetto, cosa che intendiamo fare, compatibilmente col bilancio. L'invito che traiamo da questo terzo viaggio è quello di andare avanti per favorire la conoscenza, e quindi la condanna, di un passato da testimoniare alle generazioni future. La memoria deve rimanere".

Il messaggio più forte lanciato da Terracina: "Se sono qui è per trasmettere la memoria della più grande tragedia della storia. La memoria non è il ricordo che si esaurisce con la persona che ricorda quello che ha vissuto. La memoria entra in ognuno di noi e va trasmessa alle generazioni future perché quello che è accaduto può accadere ancora. Oggi esistono delle minoranze a rischio. Dobbiamo renderci conto e rendere conto agli altri che non esistono razze, etnie, religioni, colore della pelle. Siamo tutti uguali".

La Provincia quest'anno ha anche deposto una corona di fiori sul muro delle fucilazioni ad Auschwitz in memoria di tutte le persone morte per mano dei nazisti.

Questi gli istituti partecipanti: liceo scientifico "Paolo Ruffini" di Viterbo; Ipsia di Tuscania; "Santa Rosa da Viterbo"; Ipsia "Fratelli Agosti" di Acquapendente; Isa "Midossi" di Civita Castellana; Isis "Canonica, sezione di Bassano Romano; liceo scientifico "Fabio Besta" di Orte; liceo classico "Mariano Buratti" di Viterbo; istituto "Francesco Orioli" di Viterbo; Itcg "Dalla Chiesa" di Montefiascone; liceo scientifico e classico "Leonardo Da Vinci", sede di Acquapendente; liceo scientifico "A. Meucci" di Ronciglione; istituto tecnico "Leonardo Da Vinci" di Viterbo; liceo scientifico "Galileo Galilei" di Tuscania; Isis "Colasanti" e liceo classico di Civita Castellana.


***


Proponiamo il racconto di uno dei ragazzi partecipanti.

Viaggio al centro della Shoah
di Matteo Achilli, classe VGA
Istituto professionale "Franceso Orioli" di Viterbo (indirizzo grafica publicitaria)


Marzo 2009 : Sembra quasi impossibile pensare che milioni di persone (sopratutto ebrei) siano morti a causa di un ideale di supremazia assoluta...
Oggi siamo qui: Auschwitz e Birkenau.

Sto davanti a quel cancello.... e vedo scritto "Arbeit mach frei", tradotto "Il lavoro rende liberi". L'ho visto solamente sui libri di scuola e provo paura, tensione per quello che potrei vedere la dentro.
Quel cancello che milioni di persone hanno attraversato per andare a "lavorare" ed invece solo distruzione.



Entriamo e ci portano subito a visitare dei blocchi 11; 21; 6; 4; 5.

Blocchi divisi in file da due, dove la strada centrale porta al muro delle fucilazioni, dove momenti di commozione sono arrivati quando si è posata una corona commemorativa vicino al muro.

E così ci siamo fermati a pensare.....sembra quasi come se tutto si fosse fermato......

Il pensiero che sale e quello del silenzio che c'è in quel posto.

Verso la mia destra c'è una stanza chiamata spogliatoio dove prima della fucilazione si spogliavano
e mi immagino quei attimi terribili che potevano provare le persone che finivano davanti a quel muro...
Ho ancora stampato nella testa il cancello con quella scritta "Il lavoro rende liberi" che mi fa capire l'assurdità dell' inganno verso i deportati che non erano a conoscenza della gravità della situazione che li circondava...

Così continuando il nostro percorso vediamo gli altri blocchi dove dentro ci stanno capelli; occhiali; cianuro; e molte altre cose che solo a guardarle mi fa chiudere lo stomaco.....

Cosi finisce la visita ad Auschwitz.

Risaliamo sul pullman per andare a Birkenau.

Arrivati davanti alla porta della morte dove entrava il treno con i convogli pieni di deportati e anche qua sembra quasi impossibile pensare che milioni di persone siano morti dentro il campo.
Attimi di follia che vengono immaginati da tutti noi dentro il campo.

Là in mezzo a noi c'è un omino che di omino ha solo la statura, perché dentro di lui c'è il ricordo più difficile,un ricordo che pochi uomini saprebbero portare sulle spalle e lui oggi e ancora qui dopo 64 anni dal momento in cui entrò nel campo di Birkenau.

Piero Terracina, persona piena di questo posto.
All'età di 15 anni deportato a Birkenau con la famiglia. A poco a poco li avrebbe persi tutti.

Lui ci porta nel punto dove lui scese dal treno. E inizia a raccontare mentre noi lo circondiamo.

"Qui scesi e vidi solo SS pronte ad uccidere con cani e bastoni e pronte per dividerci in due file: uomini e donne pronti per vivere o morire questa era la fine di tutti".

Giornata di neve, sembra quasi che il caso ci volesse far vivere questa esperienza nel modo più realistico possibile. Temperatura -6 ed è il minimo della temperatura che andavano ad affrontare giorno per giorno i deportati.

Sensazioni su sensazioni.
A un certo punto stiamo nel bel mezzo della ferrovia della morte e sembra quasi che nel silenzio si possa sentire il rumore del treno che arriva dentro il campo. Che impressione: un ritorno al passato.

Silenzio assoluto. La neve cade in una quantità esagerata, Terracina ci si rivolge a noi: "Lo vedete: come è, cosi è rimasto".

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Silenzio. E dove ci guardavamo intorno c'erano solo ruderi e neve. Cosi continuiamo a camminare più avanti e mi metto a parlare con l'amico di Terracina che mi dice di raccogliere un pezzo e portarmelo a casa, cosi io cerco sassi, ma alla fine trovo una piastra dove poggiano i binari del treno della morte. Un ricordo da portarmi a casa e sopratutto mi porto dietro un pezzo storico di memoria, dove milioni di persone sono passate con il treno.

Memoria, perché vuol rappresentare, non il ricordo, ma il portarsi dentro momenti belli o brutti vissuti nella nostra vita comune e da persone che hanno vissuto questo periodo di storia come il signor Terracina.

E uno cosi capisce veramente cosa e stata la Shoah. Perché quando si studia sui libri non si ha la vera idea di ciò che può essere stata e soltanto entrando li dentro uno capisce il disagio e la gravità che ha portato.

Fidatevi: uscendo di li l'unica soluzione e farsi un "esame di coscienza" e smettere di portare rancore verso un'altra persona.....e cercare di migliorare i rapporti interculturali con le altre persone.




Edited by luis1005 - 27/1/2010, 10:15
 
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Handalusita99
view post Posted on 1/2/2010, 18:20




Oggi a scuola abbiamo visto
IL BAMBINO CON IL PIAGIAMA A RIGHE

Bruno è un bambino di otto anni che vive a Berlino con il padre Louis (un ufficiale nazista), la madre Elsa e la sorella Gretel. Un giorno il padre, in seguito ad una promozione, viene trasferito vicino al campo di concentramento di Auschwitz per ordine di Hitler, e trasloca con tutta la famiglia.

Bruno all'inizio non è contento della sistemazione, soprattutto perché non ha nessuno con cui giocare. Pertanto decide di "esplorare" il giardino dietro la casa, fino ad arrivare alla recinzione del campo di sterminio, dove incontra Shmuel, un bambino ebreo della sua stessa età (nato il suo stesso giorno).

Bruno non sa cosa succede nel campo e quasi ogni pomeriggio lui e Shmuel si siedono uno da una parte e l'altro dall'altra della rete e parlano.

Un giorno Shmuel dice a Bruno che non trova più suo padre e gli chiede se lo può aiutare a cercarlo. Shmuel procura a Bruno un "pigiama a righe" e Bruno entra nel campo passando sotto la rete per questa "avventura". I due amici finiscono in un gruppo di condannati a morte e vengono mandati nelle camere a gas dove muoiono tenendosi per mano.

Dopo mesi di ricerca, il padre di Bruno trova i vestiti di suo figlio a terra vicino alla recinzione e si accorge, ormai troppo tardi, di quello che è successo al figlio




 
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view post Posted on 27/1/2016, 11:12
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Mai finirà perchè sei parte dei miei ricordi,parte della mia vita e ciò che mi hai dato,ciò che ti ho dato sempre vivrà!

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una volta che ti senti solo
o infelice o triste,
a guardare fuori dalla soffitta
quando il tempo è così bello.
Non le case o i tetti, ma il cielo.
Finché potrai guardare
il cielo senza timori,
sarai sicuro
di essere puro dentro
e tornerai
ad essere Felice.”

Anna Frank




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view post Posted on 27/1/2016, 12:36
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"Prenditi il diritto di sorprenderti" M.Kundera

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